i Boschi del Silenzio

un percorso attraverso l’Arte con i bambini e ragazzi del Laboratorio Stabile

LABORATORIO STABILE ALCANTARA
ELENA IODICE – SOLFANARIA

per Filo per Filo | Segno per Segno • 2019

 

Lavorare con l’Arte impone una consuetudine al silenzio.
In silenzio si contemplano le opere e si ascoltano le storie che esse raccontano.
Senza silenzio non c’è reale comprensione. La sospensione del giudizio, del desiderio di capire, lascia chi guarda in uno stato di nudità, unica condizione possibile perché l’arte possa toccarci profondamente. È una sospensione sacra.

Il progetto, che ha coinvolto tutti i ragazzi del Laboratorio stabile, parte dalla visione di alcune opere d’arte selezionate dall’artista e architetto Elena Iodice, seguendo il criterio del Silenzio secondo il suo personale punto di vista.
Per alcuni mesi ci ha inviato immagini – per noi adulti più o meno note, per i ragazzi quasi sempre totalmente sconosciute – da osservare e commentare.
L’incontro con l’opera avveniva senza dare alcuna informazione né su di essa né sull’autore: tale voluta scarsità di sovrastrutture rappresentava la condizione ideale perché chi si fosse trovato a guardarla potesse incontrare davvero l’opera d’arte e, in essa, ritrovare qualcosa di sè.
Ai ragazzi è stato chiesto di soffermarsi sulla percezione delle emozioni personali suscitate dall’opera d’arte e, spesso, ciò che osservavano corrispondeva perfettamente al senso profondo affidato all’opera dal suo autore, come se in quel silenzio fosse riuscita a parlare.

 

CRETTO DI GIBELLINA (Alberto Burri, 1984-1989)

• Uno spazio senza fine
• Senza punti di riferimento
• Una pausa, una sospensione
• È uno spazio molto costretto
• Un passaggio, una porta per il cielo
• Dietro alla porta c’è qualcosa che deve ancora venire
• Le nuvole quando passano non fanno rumore
• Il bianco e il mare sono silenziosi
• Un silenzio spaventoso perché è tutto immobile
• Quello spazio senza fine fa sentire immensamente vuoti
• Un labirinto senza fine sospeso nel cielo

 

CONCETTO SPAZIALE, ATTESA (Lucio Fontana, 1960)

• Il silenzio degli spini di riccio
• La tela è il silenzio e i graffi sono il rumore che irrompe
• Mi sembrano dei graffi che se ci guardi dentro vedi l’universo
• Il bianco è il silenzio che viene tagliato per farci vedere qualcosa che è al di là del silenzio
• Se tu strappi qualcosa vuol dire che dentro hai della rabbia che non riesce a venire fuori
• I segni sul nostro cuore quando qualcuno ci ha fatto male
• Instabilità
• È la tenda del silenzio che copre ciò che c’è al di là, che vorrebbe uscire ma non ce la fa
• Un materasso che trattiene i suoni

 

 

SUPERFICIE BIANCA (Enrico Castellani, 2005)
• Una città vista dall’alto attraverso le nuvole
• Nuvole che nonostante si muovano sono silenziose
• Il vento che spinge sulla vela della nave gonfiandola ma senza riuscire a bucarla
• Piccole finestre
• Dietro al foglio c’è una specie di guerra
• Qualcosa che cerca di evadere
• Silenzio costretto, non voluto, obbligato
• Non importa quanto urli, perché di là non ti sentono

 

 

 

GUERNICA (Pablo Picasso, 1937)
• Vedo dello strazio, lo sento urlare
• Un urlo in qualche modo soffocato, cerca di farsi sentire ma viene fermato
• Disordine, confusione, qualcosa di disumano
• Una guerra fatta in casa
• Un massacro, un miscuglio di cose, persone, animali
• Morte universale, caos universale
• Persone che non sanno più dove andare
• Non c’è un silenzio vero e proprio
• Finita questa scena ci sarà silenzio come distruzione
• Fogli fermi nell’aria, come se qualcuno avesse fermato il tempo
• Mi ricorda il silenzio che lascia una persona quando va via

 

Nel momento del laboratorio, invece, abbiamo chiuso gli occhi e immaginato di entrare in boschi silenziosi dentro cui dischiudere, finalmente, la nostra personalissima idea di silenzio.
Abbiamo dipinto alberi a china nera su fogli di acetato e, sul retro, simboli capaci di rispondere alla domanda: “cos’è il silenzio per me?”.
Questi fogli traslucidi, delicatissimi sono diventati, poi, 160 lanterne di carta appese all’interno degli spazi del complesso degli Agostiniani, che hanno arricchito l’allestimento della mostra conclusiva del Festival Filo per Filo | Segno per Segno 2019.

 

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